FELICIA MUSCIO | OPPIDO LUCANO

Il personaggio museale di Oppido Lucano si chiama Felicia Muscio Palumbo nasce a Palmira (oggi Oppido Lucano) l’8 ottobre 1867.

Si sposa, agli inizi degli anni ’90 con Vittorio Sciaraffia Saluzzi e nel 1893 hanno una figlia, Rosa. Subito dopo, Vittorio, come molti altri paesani emigra in America, come il fratello Antonio.

Vittorio vive una vera odissea: sbarcato a Ellis Island attraversa gli Stati Uniti fino alla costa occidentale, dove si impiega presso un compaesano in California. 

Guadagnato quello che gli basta, s’imbarca e si dirige verso l’America del Sud, dove sa essere il fratello Antonio. Sbarcato in Perù, l’unico lavoro che trova è quello di spalare il guano degli uccelli, allora molto ricercato come fertilizzante naturale in Europa. Ma è un lavoro duro, in condizioni terribili, tanto che i suoi compagni di lavoro sono i coolies, operai reclutati nei porti cinesi.

Ma in Perù, Vittorio ritrova il fratello Antonio e decidono di proseguire verso Sud, verso il Cile, e si fermano nel porto di Iquique. Ciascuno, nel nuovo contesto, intraprende un’attività commerciale, passando dal mestiere di “venditore d’acqua” a quello di bottegaio, lattaio fino a che Vittorio diventa il padrone di una compagnia di carrozze.

E’ a questo punto, nel 1897, che Vittorio decide di non tornare più a Oppido e chiama la moglie e la figlia a trasferirsi in Cile.

Se il percorso di Vittorio era stato avventuroso, il viaggio della moglie, con la figlia di quattro anni sembra impossibile. Da Oppido a Napoli, in carretto e in ferrovia, poi nel porto l’imbarco e la partenza sulla nave per Buenos Aires.

Arrivata dopo un lunghissimo viaggio, Felicia attraversa in treno tutta l’Argentina fino ai piedi della Cordigliera, che risale, a dorso di mulo, con la bimba in braccio. Un mulattiere, a piedi, guida il mulo – che viene bendato nei tratti più esposti – fino alla Cruce de los Andes, e poi si scende, fino a Valparaiso, la capitale del Cile. A Valparaiso, Felicia prenderà il piroscafo e risalirà la costa, fino a Iquique, termine del suo viaggio e dove abbraccerà suo marito.

Oggi, a Iquique, un monumento celebra la donna lucana, a dorso di mulo, con la bambina in braccio, simbolo del viaggio epico della migrazione.

Commenti

  1. Leggo solo oggi questa scheda su Felicia Muscio. Osservo che sarebbe corretto citare almeno la fonte originaria che ha raccolto questa storia. Si tratta del mio volume "Dove la Terra finisce - I Lucani in Cile", 1999, dove raccolsi, per prima, la testimonianza (direttamente in Cile) da Canio Sciaraffia e la pubblicai bilingue, in spagnolo e in italiano. Nella sua scheda di presentazione del catalogo di una mostra a tema che ne fece il maestro artista Antonio Masini ("Felicia de los Andes"), proprio Canio sottolinea di averne parlato con me. Da quella pubblicazione si sono sviluppati: un concorso di scritture di donne lucane (di cui ho curato la prima edizione) e "il" monumento (non "un") di cui si parla nell'ultimo rigo, che - è altrettanto doveroso dire - è di Antonio Masini.
    (Maria Schirone)

    RispondiElimina

Posta un commento