Nicola Santo nasce a Lauria nel 1889.
Frequenta scuole elementari e medie a Lauria, ma si trasferisce a Napoli per gli studi universitari di ingegneria.
Qui comincia a interessarsi di radiotelegrafia, sulle orme di Guglielmo Marconi che, in quegli anni, stava sviluppando le sperimentazioni per un impiego civile.
Qui comincia a interessarsi di radiotelegrafia, sulle orme di Guglielmo Marconi che, in quegli anni, stava sviluppando le sperimentazioni per un impiego civile.
Da Napoli, Nicola viene chiamato a Parigi da un amico che gli assicura la possibilità di sistemarsi nei lavori connessi allo sviluppo delle nuove tecnologie di comunicazione e lì incontra Alberto Santos Dumont.
Questi, pioniere dell’aviazione, brasiliano, è in Francia dove effettua il volo 14-bis del 12 novembre 1906: il primo volo di un apparecchio più pesante dell’aria, in grado di decollare autonomamente.
Nicola Santo inizia così a collaborare con Santos che lo invita a seguirlo in Brasile, nel 1915, a guerra mondiale ormai scoppiata. Qui il Santos ha l'incarico dal Ministero della Guerra di costruire, presso Santa Cruz, un hangar per dirigibili che Nicola Santo trasforma in una grande e moderna officina di montaggio dei velivoli e dalla quale esce il primo aereo costruito in Brasile.
Con gli anni Santos Dumont cade sempre più spesso in depressione, e Nicola acquisisce via via maggiore autonomia. Negli anni '20 il governo affida al Santo i lavori di costruzione di un campo di aviazione nell'Isola del Governatore dove sarebbe dovuto giungere il dirigibile tedesco "Graf Zeppelin".
Durante la cerimonia che segue l'atterraggio, il Santo, invitato a salire sul palco, riceve gli elogi del Presidente della Repubblica che lo nomina Direttore Tecnico del Ministero dell'Aviazione, carica che conserva fino al 1938 quando una legge impone che tutti gli stranieri che ricoprano cariche presso i ministeri devono chiedere la naturalizzazione brasiliana.
Nicola Santo rifiuta, anche se da più di vent’anni è in Brasile, si sente e vuole restare italiano. Perde il posto di lavoro e inizia una vita tormentata, fatta di ristrettezze. Quando nel 1941 il Brasile scende in guerra con gli Stati Uniti contro le potenze dell’Asse, Santo viene emarginato nella minoranza italiana, condizione aggravata dalla malattia e dall'indigenza.
Ricoverato in ospedale, incontra casualmente lo scrittore brasiliano Manuel Bandeira, suo vecchio amico. Questi pubblica articoli su giornali e riviste per denunciare le misere condizioni dell’amico e le responsabilità politiche che avevano emarginato un uomo di valore.
A Nicola Santo viene riconosciuto finalmente un assegno vitalizio ma è ormai anziano e in precarie condizioni di salute. Senza più tornare in Italia si spegne, in ospedale, nei primi mesi del 1965.
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